mercoledì 21 marzo 2012

Tomoko Igata

Giapponesina classe '65, fu una delle più proficue pilotesse del mondiale.
Corse nell'All Japan Road Race Championship dall'1991 al 1993, terminando la stagione sempre tra i primi 10 in classifica. Nel 1992 corse nel motomondiale come wild car sul circuito di Suzuka. La sua prestazione, 20esimo posto sulla pista bagnata, catturò l'attenzione dei media.
Nel 1994 si iscrisse al campionato mondiale nella classe 125, a cui prese parte con una Honda. Alla prima gara in Australia  andò subito a punti, guadagnandone 2, ed a Suzuka fece nuovamente un ottima impressione. Purtroppo in Austria cadde e si infortunò. Poté tornare a gareggiare solo a fine stagione, concludendo con un 28esimo posto in campionato. Prese parte anche al campionato del 1995, dove in Repubblica Ceca arrivò al settimo posto, dovo essere stata per lungo tempo in quinta posizione, la miglior prestazione per una donna al motomondiale. Terminò la stagione al 20esimo posto.
Igata tornò in seguito a correre nel campionato nazionale.


sabato 10 marzo 2012

Sulle zavorrine

Fino ad ora in questo blog si è parlato solo di motocicliste pilotesse, ma esiste anche un'altra categoria, cioè le motocicliste passeggere, chiamate anche "zavorrine".
Quando si dice "zavorrina", l'immagine che viene in mente è più o meno questa:
Insomma, la donna passeggero è vista come una "zavorra", che sopporta a stento la "fissazione" del marito/fidanzato/compagno per la moto, che rompe le scatole ogni volta che lui vuole uscire con gli amici motociclisti, che quando parte per le ferie (naturalmente in moto) si porta valigie su valigie anche per due giorni...
L'altra immagine che viene alla mente invece è la classica donna "oggetto", in moto dietro al suo lui con stivali coi tacchi e perizoma di fuori.
Insomma, lo stereotipo della zavorrina non è molto gradevole. Ora, qui non si mette in dubbio che esistano le due categorie di passeggere qui sopra citate, ma che esistono molte altre passeggere che invece sono Motocicliste a tutti gli effetti.
Va premesso che, sebbene per talune persone valga l'equazione: motociclista=possessore di moto, personalmente ritengo che l'essere motociclisti sia qualcosa di più ampio.
Spesso si dice che esistono Motociclisti con la "M" maiuscola e motociclisti con la "m" minuscola.
Se i primi macinano migliaia di chilometri indifferentemente sotto il sole o sotto la neve, gli ultimi solitamente usano la moto solo nella bella stagione e per brevi spostamenti, alle prime gocce di pioggia prendono l'auto.
Aldilà del che si possa o meno condividere questa distinzione, rimane il fatto che tale idea è piuttosto diffusa all'interno del mondo delle due ruote.
Allora, provando ad estendere il concetto, proviamo a chiederci chi è più "motociclista" tra un uomo che usa la moto tre mesi l'anno in estate o una donna che, sebbene non guidi, si faccia centinaia di chilometri di fila, sotto il sole cocente o la pioggia battente, seduta su un posto striminzito e con un pesante zaino sulle spalle, senza fiatare e felice di quello che sta vivendo, perché ama la moto quanto e (forse) più del suo compagno alla guida. Non è nemmeno detto che tutte queste donne siano passeggere "per forza", perché impossibilitate a comprarsi una moto loro. Alcune, nonostante la possibilità, preferiscono rimanere passeggere. Chi siamo noi per giudicare le loro scelte ?
Quindi sì, personalmente ritengo che anche talune zavorrine siano Motocicliste a tutti gli effetti.
Una piccola digressione sul termine "zavorrina". So che per alcune persone, donne ma anche uomini, tale appellativo è considerato sgradevole o addirittura offensivo. Qui non si vuole mancare di rispetto a nessuno, ma personalmente ritengo che ad oggi il termine è usato universalmente per identificare le passeggere ed ha oramai perso l'iniziale connotazione negativa.
Quindi, come scritto nel primo post di blog, qui si parlerà anche di zavorrine.

Ah. naturalmente esistono anche gli "zavorrini", ma di questo, forse, se ne parlerà un'altra volta...

martedì 6 marzo 2012

Becky Brown

Becky Brown è la fondatrice dell'associazione "Women in the Wind" (WITW), attiva  nel promuovere  l'immagine delle donne motocicliste nel mondo. Alla sua nascita, nel 1979, l'associazione contava solo 10 membri. Ai primi del 2000, i membri erano diventati 1400, non solo negli Stati Uniti ma anche nel Regno Unito ed in Australia. Becky Brown iniziò la sua carriera motociclistica come passeggera, o "zavorrina" che dir si voglia, ma a metà anni '70 decise di passare lei alla guida. Aiutata da un suo collega di lavoro, imparò i rudimenti della guida su una vecchia 125cc. Non passò molto tempo che Becky comprò la sua prima moto, una Honda 4 cilindri da 350cc. Poco tempo dopo fece la sua prima guida su una Harley-Davidson, di cui si innamorò immediatamente. Nel 1973 aquistò una Harley-Davidson 1000cc XLCH Sportster.
Una volta Becky disse: "Ho cavalcato cavalli per tutta la mia infanzia. Stare in sella a loro mi regalava una sensazione di libertà. Cavalcare una moto mi regala un prolungamento di quella sensazione."
La sua Sportster fu gradualmente modificata, fino a diventare un chopper. Negli anni '80 guidò altre Harley, tra cui una Superglide ed una Heritage-Softail. Dopo l'acquisto della sua prima moto, Becky decise di trovare altre donne che come lei condividevano la passione per le due ruote. Nella primavera del 1979 pubblicò un annuncio su un giornale locale, al quale risposero entusiaste dieci motocicliste. La prima uscita fu fatta lungo il fiume Maumee. A quell'epoca, come ebbe modo di dire poi, Becky non aveva idea che quel gruppetto sarebbe diventato un'organizzazione internazionale con centinaia di membri. Ad una delle prima uscite partecipò anche una giornalista locale, che durante l'intervista chiese: "Come vi debbo chiamare, ragazze ?"
Dopo una breve riunione in un vicino ristorante, fu scelto il nome di "Women in the Wind".
Nel 1983 a Chicago nacque il secondo club del WITW, e durante gli anni '80 numerosi altri club si formarono in Illinois, Indiana, Ohio e Wisconsin. Sotto la guida di Becky, ai primi del 2000 i club erano 60 in tutto il mondo. Nonostante sia stata la forza trainante del WITW, Becky non ha mai ricoperto la carica di presidente dell'associazione. Questo perché non voleva che altri pensassero che le sue azioni fossero motivate da vanità.
Nel 1996 fece il suo primo viaggio aereo, andando a trovare il club britannico del WITW. In seguito, attraversò la Grecia, naturalmente in moto.
La sua storia fu immortalata nel documentario "She Lives to Ride" di Alice Stone.
Negli anniil numero di membri e di club del WITW è salito costantemente, i produttori di motociclette hanno iniziato a produrre moto pensate per le donne, più piccole e maneggevoli, così come sono nate linee di abbigliamento tecnico specifiche per il gentil sesso. L'associazione ha cercato di aiutare le donne che volevano avvicinarsi al motociclismo anche cercando di far sparire lo stereotipo che vedeva tutte le donne motocicliste come "ragazzacce".
Oggi vive in una tenuta vicino alla cittadina natale, ha una figlia e due nipoti.
Nel 2002 è entrata nell'AMA Motorcycle Hall of Fame.



giovedì 1 marzo 2012

Taru Rinne

Finlandese classe 1968, iniziò a correre sui kart, vincendo il campionato nazionale classe 85cc nel 1979 davanti a tale Mika Häkkinen, futuro due volte campione mondiale di F1. 
Passo alle corse di moto nel 1985, debuttando nel motomondiale nel 1988. Nel 1989 corse nella classe 125 a bordo di una Honda, diventando la prima donna a conquistare punti nel mondiale. La sua miglior prestazione fu al Gran Premio di Germania, dove fece registrare il secondo miglior tempo durante le prove e riuscì a tenere anche la testa della gara per un certo tempo, giungendo settima al traguardo. A fine stagione si classificò al 17esimo posto con 23 punti. La sua carriera terminò in un terribile incidente al Gran Premio di Francia 1991 sul circuito Paul Ricard. Durante la convalescenza, ricevette una lettera di Bernie Ecclestone dove era scritto che non era considerata più idonea a partecipare al motomondiale.




I momenti successivi all'incidente al Paul Ricard